Fitocomplesso, la somma delle parti è maggiore del tutto

Ogni pianta medicinale ha una sua propria composizione chimica che comprende un numero più o meno grande di sostanze chimiche, la maggior parte delle quali dotate di una loro propria attività teraupetiche, mentre alcune sono considerate inerti, come cellulosa e lignine.
Prese tutte assieme, formano il fitocomplesso che, nella sua globalità, è il responsabile delle proprietà salutari di una pianta medicinale, che possono essere diverse da quelle dei suoi componenti presi isolatamente. Ecco perché ogni pianta ha un’azione teraupetica predominante e delle altre azioni dette secondarie, talvolta anche assai diverse da quella principale.

Il concetto di fitocomplesso è diverso da quello che regola i farmaci di sintesi, nei quali viene considerato il singolo principio attivo, come unico responsabile dell’azione farmacologica.

Il fitocomplesso, rispetto al principio attivo singolo, presenta alcuni vantaggi:

  • riduzione dei possibili effetti collaterali

Per esempio: nell’infuso del Tè, gli effetti della caffeina sono moderati dalla presenza di catecoli e tannini che rendono l’azione meno brutale e più prolungata; nel Rabarbaro e nella Frangula , la presenza dei tannini causa un’azione lassativa più blanda, rispetto a droghe antrachinoniche come la Senna e l’Aloe; la presenza di mucillagini nell’Olmaria, droga contenente salicina (precursore dell’acido salicilico), esercita a livello della mucosa gastrica e intestinale, un’azione emoliente e lenitiva, riducendo l’azione irritante del principio attivo.

  • migliore disponibilità dei principi attivi per la presenza di sostanze favorenti l’assorbimento.