Erbe tintorie per capelli: Henné

Inci: Lawsonia inermis leaf powder

Il nome Lawsonia deriva dal medico inglese John Lawson che, nel 1709, descrisse in maniera precisa e particolareggiata questa pianta, mentre il termine inermis, che lo segue, si riferisce al fatto che la pianta è priva di spine; un sinonimo è Lawsonia alba.

E’ un arbusto, appartenenente alla famiglia delle Lythraceae, che spesso diventa arborescente e raggiunge i 6-7 m di altezza. Ha foglie opposte, lanceolate o obovate, e fiori piccoli, il cui colore varia dal bianco al rosato.
La Lawsonia, originaria delle regioni calde subtropicali e degli altipiani dell’Africa centro-orientale, è coltivata però soprattutto in India, Iran, Tunisia, Egitto, Sudan, Arabia.

La pianta, una volta attecchita, può sopravvivere anche fino a 100 anni. Il suo uso è molto antico, perfino nelle tombe dei faraoni egizi sono state ritrovate polveri ricavate dalle sue foglie e mummie con le unghie colorate con henné.

Le foglie, seccate e polverizzate, sono utilizzate in cosmesi, medicina ed anche nelle cerimonie religiose musulmane. Gli arabi usano l’henné per tingere cuoio e legno e, con l’aggiunta di solfato ferroso e allume, per conferire un colore nero molto apprezzato alla seta.

Nell’industria tessile l’henné è stato adoperato con successo nella colorazione di molte fibre; il suo uso, in combinazione con vari sali inorganici, ha permesso di ottenere una vasta gamma di colori, oltre a quello rosso originale. Se poi il filato viene messo a bagno, prima e dopo la colorazione in una soluzione acida, la tintura diventa permanente, resistente al lavaggio ed alla luce del sole.

L’henné si presta a diversi usi:

  • religioso, soprattutto utilizzato dalle donne, l’henné è un simbolo beneaugurante;
  • cosmetico ed estetico, abbellisce, pulisce e purifica la pelle; può essere applicato anche sui capelli, piedi e mani;
  • terapeutico, secondo analisi di laboratorio, l’henné possiede virtù antimicotiche e astringenti.

L’henné è utilizzato in Italia, come nel resto del mondo, soprattutto come tintura naturale per capelli, in alternativa, ai coloranti di sintesi chimica.
L’henné riflessa di rosso i capelli bruni, di rosso mogano quelli castani, colora in rosso medio i biondi scuri e in rosso carota i biondi chiari, gli ossigenati e i bianchi.
In definitiva, conferisce la medesima colorazione a tutti i capelli e le differenze sono dovute esclusivamente al colore di fondo sui quali è applicato.

Il principio più importante, isolato dalle foglie della pianta, è il lawsone, un naftochinone.
Il contenuto in lawsone delle foglie di henné varia da regione a regione, ed il livello più alto è stato stimato attorno all’1%.

Il lawsone si lega alla cheratina, la proteina dei capelli, delle unghie e della pelle, colorando queste strutture, attraverso la formazione di legami di tipo elettrostatico. La molecola del lawsone, reagisce anche con i gruppi solforati e con i gruppi amminici presenti nella cheratina.

L’ambiente alcalino limita la capacità di legame tra fibra (lana, cotone, capello ecc.) e tintura, mentre un ambiente lievemente acido (circa a pH 5,5) favorisce una colorazione duratura.

L’henné, al contrario delle tinture chimiche, non penetra all’interno del capello, ma si deposita e si lega alle squame della cuticola. Si ha un effetto definito “sostantivante”, cioè il diametro del capello aumenta leggermente, e la capigliatura risulta anche più voluminosa e resistente agli agenti esterni.

La colorazione dei capelli con l’hennè è un’ usanza antica che, non solo è riuscita ad arrivare fino ai nostri giorni, ma che, grazie all’assenza di spiacevoli reazioni allergiche, è oggi in auge in tutti i paesi del mondo.

lawsonia

In commercio, esistono preparati addizionati ai coloranti chimici che permettono di raggiungere rossi intensi impossibili da ottenere con la Lawsonia tale e quale. Tra questi coloranti, il più conosciuto è il Picramato di sodio (CI 76540, un colorante per capelli) che trasforma l’arancio dell’henné in rosso acceso, tendente al ciliegia/mogano. Non è tossico, ma può dare reazioni  allergiche ed è sconsigliato per le donne incinte e in allattamento.

L’henné che si trova in vendita è costituito da foglie disseccate e polverizzate, di colore da verde a bruno giallo-marrone, a seconda dell’età: quello più recente è verde, quello più vecchio è giallognolo.

L’henné viene spesso mescolato a molti frammenti o foglie di altre piante per enfatizzare o moderare il suo colore naturale.

 

L’hennè è uno dei 400 rimedi fra piante, minerali e parti di animali, previsti dal Papiro Ebers, di cui ne specifica sette tipi, in base a dove è stato raccolto, all’età della pianta e ai suoi usi.

Il Papiro di Ebers è stato scritto intorno al 1550 a.C. a Tebe, in Egitto, in cui sono catalogate 876 rimedi e formule. Inoltre, descrive malattie, sintomi, diagnosi, trattamenti, prescrizioni, preparazione e somministrazione dei rimedi. Preghiere e incantesimi, spesso, accompagnano le ricette.
Il papiro di Ebers è stato trovato a Tebe nel 1862 e fornisce un prezioso materiale storico sulla pratica medica degli antichi egizi.

 

Leggi anche: Henné, come applicarla sui capelli