La rabbia è un’emozione fortissima in grado di sconvolgere il nostro equilibrio interiore. Si scatena quando qualcuno o qualcosa si oppone alla realizzazione di un nostro bisogno, soprattutto quando viene percepita l’intenzionalità di ostacolare l’appagamento.
Nella maggior parte dei casi, riceviamo la rabbia come eredità culturale, un retaggio a cui è sempre collegato un senso di punizione e di superamento dei limiti abituali del comportamento. I bambini vengono educati con frasi del tipo: “non farmi arrabbiare, altrimenti te le suono”, “se mi fai arrabbiare, ti mando dal preside, ti metto una nota”, …
In queste affermazioni, sembra quasi che ci sia la ricerca di una giustificazione a priori per un’azione che viene ritenuta eccessiva anche da chi sta per compierla, oppure che non può esser compiuta in condizioni normali perché sconveniente o riprovevole.
Esser arrabbiati è un po’ come esser ubriachi. Siamo fuori di noi e questo ci dà un senso di deresponsabilizzazione, l’occasione per superare i limiti del consentito o per recuperare un supplemento di coraggio.
Purtroppo, questa giustificazione è socialmente accettata, come una specie di momentanea incapacità d’intendere e di volere. Inoltre, la rabbia, proprio in quanto atteggiamento carico di aggressività e di minaccia, quasi sempre funziona perché tutti sappiamo che una persona arrabbiata è capace di qualsiasi cosa, compreso l’uso della violenza verso gli altri o contro se stessa.
L’atteggiamento stesso che accompagna la rabbia lascia poco spazio a qualsiasi soluzione che non sia tacere, voltarsi e andarsene oppure reagire nello stesso modo, magari urlando e minacciando più forte.
In un atteggiamento di rabbia, troviamo sempre un profondo senso di chiusura, impotenza e incapacità. Infatti, la conseguenza immediata è l’interruzione di una qualsiasi comunicazione, la rinuncia alla risoluzione del problema e la dichiarazione implicita della nostra incapacità di affrontarlo. Ma possiamo facilmente nascondere tutto ciò, dando sempre la colpa agli altri: sono loro che ci fanno arrabbiare!
Si tratta di una comoda scorciatoia che ci permette di evitare di chiamare in causa l’intelligenza, il rispetto e il doversi mettere in discussione. Ci prendiamo la ragione come bottino di guerra, cerchiamno di spaventare quelli che consideriamo nemici o ostacoli, senza renderci conto che ciò che resta dietro e intorno a noi è una scia di distruzione.
E’ necessario precisare, però, che non sempre la rabbia è un’emozione negativa. A volte, è la reazione istintuale ad una situazione non più tollerabile, umiliante o minacciosa. Ci sono casi in cui non solo è comprensibile, ma anche necessaria e utile.
La rabbia diventa, invece, un’emozione da superare e trasformare quando diventa un atteggiamento costante e generalizzato di impazienza e aggressività che si manifesta continuamente e per motivi insignificanti, come il tizio davanti a noi che non parte subito al semaforo, il collega che non capisce immediatamente quello che gli diciamo, il marito o la moglie che non si comporta come ci saremmo aspettati.
In un prossimo post, tornerò a parlare di rabbia per capire come riconoscerla, ma soprattutto come superarla.