Si tratta di composti polifenolici, la cui presenza è rivelata dal sapore astringente.
Le sostanze tanniche sono molto diffuse nei tessuti vegetali, in particolare in quelli legnosi. Si trovano specialmente nella corteccia, ma anche nelle foglie, nei frutti acerbi e nei semi. La loro presenza nelle piante ha la funzione di proteggerle dall’attacco di batteri e di funghi e di difenderle dagli insetti e dagli erbivori, rendendo i tessuti meno appetibili. Hanno anche una funzione antiossidante e, spesso, isolante nei confronti degli agenti atmosferici.
I tannini sono presenti in tutte quelle droghe che hanno un colore nero, scuro, marroncino e, quindi, nelle foglie e corteccia di quercia, foglie e corteccia di nocciolo, foglie e corteccia di noce, foglie di vite.
In passato, i tannini venivano usati per trattare (tannare) le pelli appena scuoiate. Con questo procedimento, il cuoio e le pelli non ammuffiscono perché i tannini li disidratano e li rendono impermeabili, evitando così la putrefazione. Anche le mummie egiziane erano trattate all’interno con i tannini.
I tannini hanno proprietà astringenti, antibiotiche (antivirali e antifungine), antidiarroiche e antinfiammatorie.
Somministrati per via topica, hanno effetto vasocostrittore. Sono usati nella rigenerazione dei tessuti affetti da piccole ferite e ustioni e nel trattamento delle dermatiti. Inoltre, migliorano il drenaggio linfatico, la permeabilità vasale, l’ipersecrezione sebacea e sudorifera.
Sono impiegati come antitodo negli avvelenamenti da metalli pesanti e da alcaloidi.
Difficilmente digeribili, se sono introdotti in quantità eccessiva possono avere un’azione fortemente infiammatoria e provocare disturbi gastrointestinali.
Le droghe contenenti tannini vanno assunte lontano dai pasti perché bloccano l’azione degli enzimi digestivi e l’assorbimento delle proteine presenti negli alimenti.
Particolarmente ricchi di tannini, sono le piante appartenenti alle famiglie delle Ericaceae, delle Rosaceae, Juglandaceae…