La respirazione, il nostro principale scambio con l’esterno

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Quando pensiamo al respiro, la nostra mente va ai polmoni. Tuttavia, pochi sanno che i polmoni sono passivi durante il processo di respirazione che, invece, avviene grazie a precisi movimenti muscolari.

I muscoli dedicati alla respirazione sono: il diaframma, i muscoli intercostali, i muscoli toracici e i muscoli addominali.

Il diaframma
Largo muscolo membranoso che separa il torace dall’addome, è il principale muscolo della respirazione.
Il suo movimento è come quello di uno stantuffo: si abbassa durante l’inspirazione e si solleva durante l’espirazione.
Questo muscolo, nella respirazione di piccola ampiezza, è coadiuvato dai muscoli intercostali, nella respirazione di grande ampiezza, è supportato dai muscoli toracici (nell’inspirazione) e da quelli addominali (nell’espirazione).

Il diaframma non funziona solo come una pompa che sostiene le nostre funzioni vitali, ma è anche un muscolo fondamentale per la circolazione e la digestione. Infatti, nell’arco delle 24 ore, il diaframma movimenta una quantità di sangue quattro volte superiore a quella del cuore. in particolare, il suo movimento provvede alla rimozione delle stasi circolatorie della cavità addominale, del piccolo bacino (pelvi) e degli arti inferiori.

I polmoni e i bronchi
Sono due e sono a forma di cono con l’apice arrotondato. Il destro è suddiviso in tre lobi (superiore, medio e inferiore), mentre il sinistro ne ha due (superiore e inferiore).
L’aria passa attraverso il naso, la laringe, la trachea e i bronchi.
I bronchi (destro e sinistro) penetrano nei polmoni e vanno incontro a successive diramazioni, formando condotti di diametro sempre più piccolo: i bronchioli, che costituiscono l’albero bronchiale.
Ciascun bronchiolo, infine, sbocca in una piccolissima vescicola, chiamata alveolo polmonare.
Questi bronchioli, detti terminali, portano l’aria e, quindi, l’ossigeno, al tessuto polmonare che è un tessuto elastico che si contrae su sé stesso. Il tessuto polmonare è, dunque, un’interfaccia tra aria e sangue.

L’ossigeno, presente nei bronchioli, attraversa questa interfaccia e si riversa nel sangue. Il contrario avviene per l’anidride carbonica che dal sangue, attraversando la stessa interfaccia, si riversa nei bronchioli terminali da cui verrà espulsa all’esterno con l’atto espiratorio.

Espirazione e inspirazione
Un ciclo respiratorio completo si compone da un’espirazione seguita da un’inspirazione.
L’espirazione inizia vuotando prima le basi polmonari, poi la parte media (le costole si contraggono, rimpicciolendosi la gabbia toracica)  e, infine, la parte alta (le spalle si abbassano).

Segue l’inspirazione in cui si riempiono prima le basi polmonari, poi la parte media dei polmoni (esternamente avremo un’espansione della gabbia toracica), infine si avrà il riempimento della parte alta dei polmoni (esternamente si vedrà un sollevamento delle clavicole e delle spalle).

Al termine di quest’atto inspiratorio inizierà una nuova espirazione, e così via.

Il numero medio di cicli respiratori al minuto, detto frequenza respiratoria è circa 12–18.
In condizioni di stress, il numero dei cicli respiratori aumenta, mentre in condizioni di rilassamento diminuisce. Individui particolari, ad esempio un atleta che non stia sotto sforzo, possono avere una frequenza a riposo molto inferiore a 14. Anche individui che esercitano particolari discipline, come la meditazione o lo yoga, sono capaci di raggiungere frequenze respiratorie molto basse, come un ciclo respiratorio al minuto. Il motivo è, fisiologicamente, semplice: in particolari condizioni di rilassamento, il metabolismo diminuisce e, di  conseguenza, si riduce la richiesta di ossigeno da parte di tutti i tessuti e, quindi, l’organismo riduce il ritmo respiratorio.

Quando siamo in uno stato psico-fisico rilassato, la respirazione fisiologica prevede solo lo vuotamento e il riempimento delle basi polmonari. Se, per qualunque motivo, necessitiamo di più ossigeno, allora inizieranno a riempirsi anche le parti medie dei polmoni. Se siamo sotto sforzo, vengono riempiti anche gli apici polmonari.
Dopo di ciò dovremo aumentare la frequenza respiratoria.
In una situazione di forte carenza di ossigeno, cominceremo a respirare con la bocca. C’è un punto di saturazione oltre il quale l’organismo non può andare senza subire conseguenze.

L’efficienza della inspirazione è attiva e risiede nella muscolatura, ma l’efficienza della espirazione è, soprattutto, passiva ed è dovuta al ritorno elastico del tessuto polmonare, cioè questo si contrae vuotando l’aria perché le sue fibre elastiche lo fanno contrarre.
Quindi l’efficienza della respirazione diminuisce con l’aumentare della frequenza perché, accorciandosi il tempo di espirazione si toglie alle fibre elastiche la possibilità di contrarsi fino in fondo e, allora, aumenterà il ristagno d’aria ricca di anidride carbonica nei polmoni. Considerazione importante: un’espirazione lenta e prolungata è molto più efficiente di una veloce e breve.

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